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Sezione: OVEST VICENTINO
24 luglio 2014

OVEST VICENTINO - Centro per l'impiego di Arzignano, primo in provincia per numero di iscritti. In forte crisi l'edilizia. Luci e ombre per la concia

Con 5095 iscritti nel 2013, ovvero il 16,7% in più rispetto all'anno precedente (dati Veneto Lavoro), il Centro per l'impiego di Arzignano è il primo della provincia per numero di posti di lavoro persi nell'Ovest Vicentino e per la conseguente difficoltà a ricollocare i disoccupati. Un dato simile lo confeziona anche il vicino Centro per l'impiego di Valdagno: +16%. In controtendenza Bassano del Grappa e Schio dove i senza lavoro iscritti ai relativi Centri per l'impiego nel 2013 sono scesi rispettivamente dell'1,38% e dell'1,5% rispetto al 2012. Le Valli del Chiampo e  dell'Agno, dunque, sono le zone maggiormente interessate dalla crisi dell'occupazione. 

A scattare tale fotografia sono Morgan Prebianca, responsabile della Camera del lavoro di Montecchio Maggiore, Marco Lucchini, responsabile della Camera del lavoro di Arzignano, e Massimo Esposito della segreteria della Fillea Cgil per l'Ovest Vicentino.

“Delle 5095 persone iscritte al Centro per l'impiego di Arzignano – ha spiegato Morgan Prebianca –, 1780 sono disoccupate, 320 inoccupate e 2995 hanno contratti di lavoro inferiori ai sei mesi e poi sono di nuovo disoccupate. Il 63% degli iscritti sono uomini, il 37% donne. Il disoccupato medio è maschio, ha tra i 40 e i 49 anni e come titolo di studio la licenza media. Nel primo trimestre del 2014 gli iscritti al Centro sono 1145. I dati forniti, tuttavia, sono parziali in quanto ci sono molte altre persone senza lavoro non iscritte al Centro per l'impiego”.

Analizzando la situazione dei singoli settori, l'edilizia è quella che soffre più di tutti. 

“Almeno il 50% delle ditte edili e di quelle affini (marmo, legno, calcestruzzo, lapidei, prefabbricati) sono in forte crisi – sottolinea Massimo Esposito –. 9 aziende su 10 utilizzano gli ammortizzatori sociali. Gli occupati iscritti alla Cassa edile due anni fa erano 5500, ora sono 3500 e da ottobre 2013 ad aprile 2014 500 lavoratori sono fuoriusciti dall'industria. L'edilizia civile e privata sono ferme. Fanno eccezione il cantiere della Pedemontana e le manutenzioni stradali”.

“Non c'è la mobilità in questo settore – ha poi aggiunto Esposito – e i lavoratori sono difficili da ricollocare sapendo fare solo questo tipo di lavoro”.

Per quanto riguarda il settore della concia, si nota una flessione del numero di addetti. “Se nel 2007/2008, anni di maggiore crisi del comparto, erano stati rispettivamente 12.071 e 11.834, ora sono 10.727 – precisa Marco Lucchini –. Il fatturato delle aziende è in ripresa. Nel 2013 si attesta a 948 milioni di euro, nel 2012 era di 728 milioni, nel 2007 di 1 miliardo. L'export delle materie finite nel 2013 è salito a 2 miliardi 23 milioni, contro il miliardo e 805 milioni del 2012 (+12%). L'import nel 2013 è aumentato del 15,8% rispetto al 2012”.

“Il distretto della concia ha in sé una leggera flessione con un aumento di fatturato – commenta il responsabile della Camera del lavoro di Arzignano –. La difficoltà sta a livello occupazionale. Molte aziende sono in concordato ed è di ieri la richiesta di cessazione di attività da parte della conceria Giada di Arzignano. Le ditte, inoltre, di fronte ad ordinativi da completare magari il giorno dopo, ricorrono sempre di più all'uso degli straordinari, quindi richiedono flessibilità da parte del lavoratore (stessa situazione per il settore metalmeccanico)”.

 

“Nuovo input al comparto della concia – ha concluso Lucchini – si spera possa darlo Linea Pelle, la manifestazione che il prossimo settembre si terrà a Rho e non più a Bologna, prima delle grande fiere europee”.

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